di Luigi Pirandello | regia Luca Micheletti
"Lo vedi? Non scherzo affatto, caro mio!
Un fantasma! Chi l'ha veduta? Non l'ha veduta nessuno!"
Dramma grottesco della ragione mancata, dell’impossibilità dell’oggettivo, della friabilità del reale, Così è (se vi pare) è il più beckettiano dei copioni pirandelliani; questa versione “da camera” intende restituirgli la sua componente più buffa e straniante. È il “giallo” dell’esistenza, con le sue vittime occultate, i suoi maggiordomi colpevoli, i suoi pietosi giochi di ruolo. Due sole voci danno vita alla frivola farsa della dialettica: Laudisi, un raisonneur camuffato da filosofo scettico, e Agazzi, instabile ed arcigna caricatura positivistica – come faranno, più di trent’anni dopo, i loro epigoni “assurdi” di Aspettando Godot – attendono tra dubbi e colpi di scena il manifestarsi della verità. Ma essa tarda sempre di più, occultandosi dietro le maschere meschine di due sconosciuti (Frola e Ponza, due mostri i cui banali destini sono sufficienti a schiudere gli abissi del nulla), fino alla comparsa finale dell’Opinione, nutrita solo di chiacchiere e priva di consistenza: la tanto attesa signora Ponza, novella Alcesti che si presenta, velato capite, come sottraendosi alle nebbie dell’Averno e inabile a qualsiasi risposta. Il suo vaticinio finale sa di scherno e l’enigma resta insoluto, come insolubile è il mistero dell’esistenza.