LE FOLLI STAGIONI

uno spettacolo di Luca Micheletti
da Jacques Prévert


"Forse non è il paesaggio ad esser brutto
È il nostro occhio che è cattivo"
Jacques Prévert

LE FOLLI STAGIONI

Ceci n'est pas un récital

testi Jacques Prévert
regia e drammaturgia Luca Micheletti

con
Luca Micheletti e Claudia Scaravonati 
e con
Roberto Bindoni (chitarra, live electronics)
Walter Beltrami (percussioni)
Roberto Bordiga (contrabbasso)

scene Luca Micheletti, Valentina Fariello
costumi Fabio Micheletti
luci Fabrizio Ballini
musiche originali Roberto Bindoni
altre musiche Charles Aznavour, Gilbert Bécaud, Ornette Coleman, Joseph Kosma
direttore tecnico Fabrizio Ballini
direttore di scena Silvia Martin
assistenti alla regia Francesca Danzini, Michele Segreto
realizzazione scene F.A.A. Alessandro Andreoli, Valentina Fariello
realizzazione costumi Alessandra Bini
foto di scena Fiorenza Stefani, Ezio Mereghetti

produzione Compagnia teatrale I GUITTI

Le folli stagioni rivelano un Prévert inaspettato, sfrenato, dirompente. Non più malinconico e fané, ma irridente e surreale, burlesco e caustico. Lo spettacolo intreccia l’eros al travestimento, e il risultato è un grotesque polifonico, musicale e magico, che ha per argomento l’amore deluso, già tema principe della lirica d’ogni tempo, ed ora, sorprendentemente, fatto oggetto invece d’una vera e propria “farsa del disincanto”. Le canzoni eseguite dal vivo (che omaggiano e riscrivono Kosma e Bécaud, tra gli altri), fanno da contrappunto al labirinto acustico nel quale le voci si perdono e si confondono – per dare spazio al sogno – e infine si ritrovano e si raccontano, sul bordo estremo tra realtà e messinscena. Il cammino dell’innamorato, dalla chiamata dei sensi alla perdita del senno, è descritto tenendosi ben lungi dal dramma esistenziale, attraverso un catalogo di “tipi” o “maschere”, leggende o parodie di vieux amants: uno sciupafemmine che ha smarrito il proprio fascino, un toro vanesio che si fa bello per una novella Pasiphae “postatomica”, un insonne bohémien con manie omicide, o l’Inverno che rende folli le stagioni quando letteralmente “si squaglia” d’amore… La lingua di Prévert, inarrestabile e iridescente, si offre genuina alla creazione scenica e il teatro le dà corpo, rinnovandola con agile invenzione perché ritorni ad essere a buon diritto un “mito d’oggi”.


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