LUGANEGÀRIA

di e diretto da Luca Micheletti


"L'avaro è come il porco.
È buono dopo morto."

LUGANEGÀRIA

La commedia del porco e del brigante

di e diretto da Luca Micheletti

con
Adolfo Micheletti Zuane luganeghere, vivo e fantasma poi come Giudice
Luca Micheletti La Morte come Pantalone Zuane il giovane, nipote di Zuane  /
    Carlo Salchi, fattore dell'arte

Claudia Scaravonati Margarita Maria e Maria Maddalena, gemelle di budelle /
    Bettina, moglie del Giorgetta

Emiliana Perina Anzola Noris, moglie di Zuane / Maria Giudice, madre di Carlo
Alessandro Balducci Andrea, nipote di Zuane / Zuane Salchi
Diego Baldoin Zuan Antonio, nipote di Zuane / Tonio Giorgetta, già custode a
    San Mattio

spazio e costumi Luca Micheletti
progetto musicale Roberto Bindoni
assistente alla regia Andrea Troianiello
elementi scenici Gianni Lisignoli
elettricista e fonico Roberto Lisignoli
realizzazione costumi Alessandra Bini
foto di scena Sergio Castelletti

produzione Compagnia teatrale I GUITTI / Associazione Italo-Svizzera per gli Scavi di Piuro

Il testo è pubblicato in
Luca Micheletti, Scenari di Belfort, Sedizioni, Milano, 2017.

Nato dal felice incontro della Compagnia teatrale I Guitti con l'Associazione Italo-Svizzera per gli Scavi di Piuro, Luganegària è un ironico dramma storico in due parti: due atti distinti ma collegati, che ammiccano alla tradizione della commedia dell’arte e portano alla luce, attraverso una pièce teatrale originale, un momento dimenticato ma invece cruciale della storia di Piuro. Punto di partenza, le vicende dimenticate o quasi di un gruppo di Chiavennaschi emigrati a Venezia nel tardo Seicento che si fecero gestori di una ricchissima corporazione, quella dei luganegheri: gli insaccatori di carne. La devastazione portata dalle pestilenze del 1575 e del 1631 aveva decimato le maestranze veneziane e il Collegio delle Arti era stato costretto a concedere l’accesso degli stranieri nelle diverse corporazioni cittadine. Si consentiva dunque ai forestieri l’esercizio dei mestieri e la comunità chiavennasca prevalse su tutti gli altri gruppi nazionali. Saranno i sudditi grigionesi, tra i fondatori dell’arte dei luganegheri, a sostenerne il ruolo di fazione leader, spesso protagonista di vicende tormentate. Il fatto che la componente straniera prendesse decisamente il sopravvento nel Capitolo dell’arte disturbava non poco gli interessi degli esercenti veneti e dei sudditi; ma il rischio riguardava anche lo stato, poiché un’assemblea monopolizzata da una maggioranza de forastieri, poteva costituire un centro di potere assai preoccupante. Il flusso migratorio più corposo proveniva dalla Val Chiavenna e dalla Val Bregaglia, zone sotto dominazione dei Grigioni: pochi ceppi familiari imparentati fra loro i cui cognomi si rincorrono per secoli nei registri dell’arte. Sono le generazioni dei Salchi, dei Bongian, dei Gianola, dei Lisignol, dei Succhiet, dei Pasini e degli Orsini. Fra costoro – cuoghi della plebe, soccorritori del popolo – l’opera di Micheletti ne sceglie due (Zuane Orsini e Carlo Salchi), ricostruendo e reinventando le loro diverse vicende distanti nel tempo di trent’anni, sulla base di documentazione storica e leggende secolari.


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