di Giacomo Leopardi | regia Luca Micheletti
"... un libro di sogni poetici, d'invenzioni, e di capricci malinconici ..."
Nel 220° anniversario della nascita di Leopardi, lo spettacolo che Luca Micheletti scrive e dirige ispirandosi alle Operette morali non vuol essere un esaustivo attraversamento di ognuno dei densi testi di cui la raccolta si compone, bensì un’occasione di avvicinamento suggestivo e impressionistico a un uomo e a una filosofia che furono in grado di mutare per sempre le sorti del pensiero e della letteratura occidentali. Scegliendo nove fra i ventiquattro componimenti-summa del pensiero leopardiano, rispettando la lingua preziosa e la peculiare pointe satirica che li caratterizzano, la messinscena ha il pregio di rendere viva e concreta la lotta interiore che la pagina letteraria ha registrato con tanto sublime disincanto, con tanto aspro e nobile tormento. Passando senza soluzione di continuità da un dialogo all’altro grazie all’espediente antico del teatro-nel-teatro, il duro materiale linguistico delle Operette si lascia penetrare con sorprendente dimestichezza: sentendoli recitare, vedendoli in carne ed ossa confrontarsi tra loro e con il mondo che li circonda, i personaggi immaginari protagonisti degli scambi sul senso della vita e del dolore creati secoli fa dal poeta acquistano una sorprendente vividezza. Riportare i dialoghi alla loro forma elettiva originaria, ossia la rappresentazione, ne vivifica la comprensione e, al contempo, ne verifica il fondamentale impatto sul contemporaneo. I temi universali di questo capolavoro vengono enucleati con semplicità attraverso il racconto di una visione. Leopardi osservò il mondo e ne mise in pagina la triste, paradossale, contraddittoria avventura. Se è vero che, secondo l’antico adagio barocco, il mondo è e sempre sarà immagine d’un palcoscenico (e viceversa), vedere in scena i magici personaggi escogitati dagli incubi del loro inventore, sarà come riportarli a casa, nel labirinto stregato della scena, figura mundi.
E mentre folletti, gnomi, pianeti, demoni, prendono forma e vita, il poeta stesso, appena mascherato da uno dei suoi alias più celebri e significanti (Tristano), farà da regista al gran teatro del mondo, di cui svelerà fatali trappole e beffardi segreti, riservandosi cantucci di riflessione dove non mancano interpolazioni di celebri frammenti dello Zibaldone, né reminiscenze di alcuni fra i più bei versi dei Canti, a sottolineare l’osmosi profonda nell’opera di un autore che forse più di ogni altro volle essere, oltre che creatore, anche testimone e protagonista del suo universo immaginario.
L’opera teatrale presenta estratti dalle seguenti «Operette»:
Dialogo d’Ercole e di Atlante
Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo
Dialogo di Malambruno e di Farfarello
Dialogo della Terra e della Luna
Dialogo della Natura e di un Islandese
Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie
Cantico del Gallo Silvestre
Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere
Dialogo di Tristano e di un amico